L’avvocato nella considerazione sociale
Negli anni ho cominciato a comprendere che “fare l’avvocato” non è un mestiere come un altro, senza contenuti o significati: in realtà, se correttamente intesa, la professione forense ha una profonda valenza pubblica, nel senso che essa di rivolge alle persone ed in particolare a coloro che, per varie vicissitudini o solo per mala sorte si trovano nella necessità di richiedere un aiuto per ottenere “giustizia” o, più semplicemente, per superare difficoltà che non possono (a volte non vogliono) risolvere da soli.
Certo, la figura dell’avvocato non ha mai riscosso grande simpatia tra le persone, oggi come 2000 anni fa: basti pensare che già Marziale in uno dei suoi epigrammi ammoniva: “…petit patronus: soluas, censeo, Sexte creditori”, in parole povere, consigliava l’interlocutore che è meglio pagare il creditore che non dare il proprio denaro all’avvocato!
E non ci è andata meglio con il povero Azzeca-garbugli di manzoniana memoria!
Si è permesso a pochi di inquinare il ruolo dell’avvocato con comportamenti che non hanno nulla a che fare con valori come la dignità, il decoro, la lealtà, la correttezza, senza considerare i molti che operano nel rispetto dei valori sopra detti.